IL VIAGGIO DI PARMENIDE Dai Frammenti di Parmenide di Elea
Agosto 20, 2021 | 21:00 - 22:30
| €25,00Traduzione di Angelo Pasquinelli Brevi interventi di: Mauro Tulli, professore associato di Grammatica Greca dal 1998 presso l’Università di Pisa e dal 2006 professore ordinario di Letteratura Greca; Emanuele Stolfi, professore ordinario di Diritto romano e diritti dell’antichità presso l’Università di Siena; Luigi Vecchio, professore di Storia greca presso il corso di laurea triennale in Beni culturali e di Epigrafia greca presso il corso di laurea magistrale in Archeologia e culture antiche dell’Università degli Studi di Salerno
A seguire Gianluigi Tosto IL VIAGGIO DI PARMENIDE Lettura scenica. Adriana Cioffi all’arpa
Velia TeatroFestival propone la lettura e il commento di un testo molto difficile da interpretare anche perché molto difficile da ricostruire, di un testo, ad un tempo, di fondamentale importanza nella cornice che ci vede raccolti sulla costa del Cilento colonizzata dai Greci di Focea: il poema di Parmenide, il grande intellettuale vissuto qui fra il VI e il V secolo avanti Cristo, un poema scritto con la lingua e con lo stile di Omero e di Esiodo, che racchiude, nel fascino di ben costruiti esametri, dottrine decisive per la storia del pensiero dei Greci e, tramite Platone, per la storia del pensiero europeo. La tradizione purtroppo ne conserva solo frammenti, che in ogni caso rendono possibile capirne il complessivo schema e seguirne il generale impianto argomentativo. Il racconto, citato da Sesto Empirico, di un viaggio compiuto da Parmenide apriva il poema, un viaggio sul carro guidato dalle figlie del Sole per abbandonare le tenebre del non sapere, verso la luce del sapere. Dopo la sosta presso la porta di Dike, il racconto rievoca l’accoglienza di Parmenide presso la dea custode del sapere, che ha la funzione di Musa, per l’investitura e per l’ispirazione. La dea subito distingue due campi del sapere o del non sapere, l’aletheia, la verità, e la doxa, l’opinione. Ma il poema qui ha numerose lacune, dalle quali emerge la celebre immagine della scelta fra le strade, forse in polemica con Eraclito, certo per un rifiuto del non sapere che offusca la mente dei mortali. L’aletheia, la verità, trovava il suo cuore nella riflessione che richiama Simplicio, con l’ampio panorama, di forte matrice razionalistica, sull’essere che non muta, immobile, senza nascita e senza fine, compatto, di forma sferica, in equilibrio ammirevole. Nell’ultima parte, il poema entrava in contatto con la doxa, l’opinione: pur fra numerose lacune qui splende la raffigurazione del giorno e della notte, del cielo e della luna, con intuizioni di notevole modernità. Mauro Tulli